giovedì 3 febbraio 2011

Bombe che bussano alla porta

Ieri notte c’è stato un attentato suicida a Nouakchott.

Ecco gli eventi. Due sere fa un’agenzia stampa batte la notizia che alcuni pick-up attribuiti ad al Qaida nel Magreb Islamico (AQMI) hanno forzato un posto di blocco al confine tra Mali e Mauritania. Non si sono fermati all’alt della polizia, hanno risposto al fuoco e sono riusciti a far perdere le loro tracce. La mattina successiva non dovevo andare in ufficio ma in un hotel vicino casa dove era organizzato un team building exercise di tutto l’ufficio. Prima di iniziare, il nostro security officer prende la parola e ci informa di quello che già avevamo letto, arricchendo il racconto di dettagli non pubblicabili. La mattinata procede col lavoro di gruppo senza troppi pensieri, in fondo si tratta di movimenti sospetti ma non ancora di minaccia concreta. Ma la pausa caffè è un fiorire di interpretazioni e ipotesi. Una collega che vive vicino alla residenza del Presidente della Repubblica ci dice d’aver sentito colpi d’arma da fuoco nella notte. Dopo pranzo di nuovo il security officer, in costante collegamento con il ministero degli interni, ci informa degli sviluppi. I pick-up sono quattro, uno è stato neutralizzato sulla route de l’Espoir, nell’est del paese, uno è stato avvistato nel sud, vicino a Rosso ma è riuscito a fuggire e degli altri due non si hanno notizie. Continuiamo a costruire lo spirito di squadra nell’hotel fino alle 17 quando ci salutiamo. Alle 19 vado a giocare a calcio in un campetto (con mura di cinta) proprio accanto alla Delegazione dell’Unione Europea e mentre mi cambio la conversazione con i compagni verte sui movimenti delle ultime ore. Un ragazzo della squadra avversaria, reporter a Nouakchott per un’importante agenzia di stampa internazionale, ci dice che secondo le sue fonti la faccenda è seria. Sono le 21h30 quando sono a casa. Il tempo di una doccia, una cena davanti al pc ed è ora di mettersi a letto. Non ho sonno e mi metto a leggere. Mancano pochi minuti alle 2 quando sento un colpo forte alla porta, una specie di tuono concentrato sul legno della porta. Il primo pensiero è una folata di vento. No, troppo forte. Allora mi alzo e vado a vedere pensando di trovare il cooperante spagnolo del piano di sopra che è svenuto ubriaco davanti al mio terrazzo. Ma niente. Guardo fuori sospettoso ma per quel che vedo la città è tranquilla.
La mattina dopo alle 6h30 mi accorgo di star pensando “che strano suono ha la sveglia stamattina”. Non è la sveglia ma la radio-trasmittente che gracchia codici e chiede risposte. Mentre fornisco il mio codice personale non sono preoccupato, non penso ‘oddio chissà cos’è successo’, non collego il boato della notte con l’attività della radio. Nel dormi-veglia non sono molto reattivo e mi viene in mente solo che ho finito il latte per la colazione. Ma il funzionario gracchia di fretta informazioni incerte. Colpi di fucile, una bomba, alcuni morti, situazione da chiarire, richiameremo più tardi. Vorrei correre su internet ma porca @%&#@* da due giorni la chiavetta non si connette. Mi lavo e telefono a una collega la quale però sa solo quello che so anch’io, anche lei informata (male) dalla radio-trasmittente. Su internet non c’è niente. In televisione niente. Vado nell’hotel dove grazie al wifi mi sento più padrone della situazione. Sono in anticipo di un’ora ma la sala è già popolata da alcuni altri colleghi che hanno forse avuto la stessa idea. Alle 9h30 (finalmente!) il nostro solito security officer ci dà un primo resoconto dei fatti.

Alle 1h50 una delle jeep di AQMI è entrata a Nouakchott ad alta velocità da Sud, non si è fermata al posto di blocco ed è stata quindi inseguita. È seguita quindi una sparatoria ad alta velocità e quando i veicoli militari avevano ormai quasi raggiunto il pick-up kamikaze il conducente di quest’ultimo ha fatto detonare la tonnellata e mezzo di esplosivo che trasportava. Questo è successo a 20km da casa mia, ecco perché la città dalla mia terrazza sembrava tranquilla. Come conseguenza dell’esplosione sono morti i terroristi sul veicolo e sono rimasti feriti dei soldati. Quanti terroristi sono morti è incerto, due o tre secondo le versioni. I soldati feriti oscillano tra sei e dodici, alcuni forse sono morti ma il governo non lo dirà mai.

Poche ore più tardi l’azione viene rivendicata da al Qaida che dichiara apertamente di mirare all’assassinio del Presidente della Repubblica. Il governo tuttavia nel pomeriggio pubblica un messaggio in cui afferma che, avendo interrogato un prigioniero, hanno scoperto che l’obiettivo era una caserma dell’esercito.
Mi salta all’occhio che all’appello manca ancora un ultimo pick-up. 

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