La mattina vado a lavoro in taxi. Oddio, chiamarli taxi è troppo. Esco di casa e mi avvio sulla sabbia che fa da marciapiede. Praticamente tutte le auto che passano strombazzano e rallentano offrendosi di accompagnarmi. Faccio un cenno con la testa, si fermano, salgo, stringo la mano e concordo il prezzo. In realtà non è necessario, dovunque voglia andare sarò accompagnato per 200 ougiya, circa 50 centesimi di euro. Il prezzo è ormai uno standard per tutta la città ma è sempre bene mettere le cose in chiaro dall’inizio, in fin dei conti sono sempre un toubab, un bianco, e l’autista di turno potrebbe sentirsi legittimato a chiedere di più.
Naturalmente questo metodo per il trasporto urbano è ‘sconsigliato’ dalle direttive per la sicurezza del personale ONU. Ma l’alternativa è andare a piedi e quello è ancora più sconsigliato, perciò vedano un po’ loro. E poi lo fanno tutti e basta stare un minimo attenti. Quando si ferma la macchina controllo un po’ la faccia di chi guida, evito le auto affollate, prediligo le auto con una donna a bordo (in presenza di una donna non si può certo fare azioni violente).
Il taxi mi lascia proprio davanti alla porta di accesso all’ufficio ma spesso mi fermo al caffè tunisino che è all’angolo a fare colazione. La zona è popolata da bambini sui 9 anni sporchi e a piedi nudi che chiedono l’elemosina. Sono le scuole coraniche che li mandano in queste condizioni a mendicare e la cosa non mi piace neanche un po’. Mi dispiace non vi do niente.
Il lavoro inizia ad appassionarmi, sono davvero molto contento d’esser qui. Sto ancora leggendo e ci sono anche un milione di cose che non so ma sto iniziando ad imparare, anche grazie ai consigli di una collega italiana molto brava, molto intelligente e gentile. E poi ho vinto la timidezza iniziale e quando non so bene la procedura, la chiedo al mio assistente. E’ che non sono abituato ad avere un assistente ma ci sto facendo il callo. Gestisco il progetto di sviluppo parlamentare del parlamento mauritano e quindi passerò molto del mio tempo sia al senato sia alla camera. L’altro giorno ci sono andato per la prima volta con il mio capo che mi ha presentato alle persone con cui dovrò lavorare. I miei contatti sono i presidenti dei gruppi parlamentari, i direttori del servizio legislativo delle due camere e i direttori generali delle due istituzioni: sono un attimo intimorito. Il capo mi presenta come l’esperto internazionale di sviluppo parlamentare che è qui per seguire il progetto. Sprofondo nella sedia, ora che gli dico io a questi? Che ne so io della loro istituzione? OK ho letto il manuale, conosco la letteratura ma questi sono come gli squali, sentono l’odore del sangue da lontano. Speriamo bene.
Il Senato non è lontano dall’ufficio ma ci vogliono comunque 10 minuti in macchina. Il tragitto è gradevole dal finestrino del passeggero. L’autista guida sicuro la jeep bianca con la scritta blu e siamo veloci di ritorno. Per entrare nel parcheggio dell’ufficio assisto ad una procedura che non avevo ancora visto. La macchina viene tenuta in quarantena per un paio di minuti – con noi dentro – mentre agenti della sicurezza si assicurano che nessuno abbia istallato una bomba a bordo. Mi sembra tutto ridicolo e ci rido su. Tuttavia il giorno dopo, proprio davanti al Senato dove ero il giorno prima, un uomo si dà la morte incendiandosi all’interno della sua auto per protesta contro il governo e il regime mauritano.
Appassionante. Vorrei tanto essere a casa tua quando torni dal lavoro per farsi un buon pasto e chiaccherare per ore su quello che fai. In un modo o nell'altro dovro trovare come e quando venirti a trovare.
RispondiEliminaCiao Gabor,
RispondiEliminasono Ilaria, una vecchissima amica di famiglia. Sono molto amica di Catherine, Hélène, Elisabeth, Anne e lo ero anche di tuo padre e tuo nonno Andras.
Tu sei nato il giorno del mio compleanno, cosa di cui io del resto ero sicurissima durante la gravidanza di tua madre, che ricordo con affetto. Io e Hélène studiavamo per la maturità in quel periodo, e poiché vari dei nostri amici avevano il compleanno in quei paraggi abbondavano le scommesse su quando sarebbe nato questo mitico bambino -- il primo nel nostro giro, dato che eravamo tutti così giovani (non escluso tuo padre!). Ma io me lo sentivo... e infatti!
Allora, dopo tutta questa lunga presentazione, volevo dirti che il tuo blog mi piace moltissimo. Sembri molto sensibile e mi pare che tu abbia gli occhi aperti e anche il cuore. continuerò sicuramente a leggere.
Grazie di condividere la tua esperienza col mondo!
Un abbraccio,
Ilaria